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Temi: La Spiritualità Ignaziana







lunedì 23 agosto 2010

A Palermo - R. P. RIZZUTO - ... indimenticabile padre

piccolo, grande, indimenticabile padre
 Un piccolo padre, dall’aspetto amabile e con il volto sorridente del saggio orientale: con queste parole sentii descrivere per la prima volta p. Ardiri, quando, ormai quasi trent’anni addietro, era da poco giunto all’Istituto Gonzaga di Palermo.
Pochissimi di quegli incontri di preghiera che egli guidava per i docenti dell’Istituto ed ai quali, giovane studentessa universitaria, ero stata invitata a partecipare, mi furono sufficienti per capire che quel padre piccolo lo era solo di statura fisica.
Traspariva, dai suoi occhi e dalle sue parole, la pace profonda e la sapienza che sono proprie dell’uomo di Dio, traspariva un’esperienza viva e concreta di comunione con il Signore ed una confidenza con la sua Parola coltivata quotidianamente da un’intensa vita di preghiera.
Attraverso lo sguardo e le parole di p. Ardiri, chiunque si scopriva toccato dall’amore stesso di Dio nelle pieghe della propria vita ed interpellato personalmente da questo amore.
Compresi rapidamente, partecipando a quegli incontri fra docenti, che grandissima era la statura spirituale ed umana del piccolo padre, grandissima la sua ansia apostolica, animata da un amore profondo per Dio, per Gesù Cristo, per ogni persona posta dalla Provvidenza sul suo cammino.
Poche settimane dopo quei primi incontri mi ritrovai nello studio del piccolo grande padre con il prezioso libretto degli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola fra le mani.
Quella stessa ansia apostolica che lo aveva portato ad impegnarsi con tanta dedizione e generosità, fin dai primi mesi dal suo arrivo a Palermo, nella evangelizzazione, a partire da quella dello stesso personale della scuola, e che negli anni avrei scoperto incredibilmente creativa ed inesauribile, gli aveva suggerito di provare un esperimento mai tentato prima: proporre l’itinerario integrale delle Quattro settimane del mese degli esercizi ignaziani a dei laici, senza che questi interrompessero la loro vita ordinaria.
Per un anno intero divenne centrale nelle mie giornate, pur nel fluire degli impegni consueti dello studio, il momento riservato quotidianamente agli esercizi e i due incontri settimanali con il Padre.
Non sapevo allora di essere, almeno a Palermo, la prima persona laica a ricevere il dono impegnativo di una esperienza, quella del mese ignaziano integrale, fino ad  allora riservata ai gesuiti.
Un dono che Dio, attraverso la generosità di p. Ardiri, avrebbe offerto ad una grande quantità di persone, divenute ben presto tanto numerose da non poter essere personalmente guidate, come ero stata io e pochi altri amici nel Signore.
Sarebbe nata così a Palermo, dalla profetica creatività apostolica di p. Ardiri, l’esperienza dei gruppi di esercizi spirituali ignaziani nella vita corrente per laici.
La guida degli EVO (Esercizi nella Vita Ordinaria), pur affiancata da mille altre iniziative apostoliche, rimase sempre centrale nel suo impegno. Vi si spendeva con una generosità che lo portava a sostenere, sempre con amabilità e pazienza, ritmi di lavoro che anche ai più generosi parevano eccessivi.
Per tutti coloro ai quali proponeva il cammino degli Esercizi, il piccolo padre sapeva essere una guida sicura e autorevole, forte e tenera insieme, come è ogni vera paternità. Una guida che sapeva accompagnare sapientemente all’incontro con Dio, favorire l’intimità con Gesù, nel rispetto della unicità di ciascuna persona.
Per gli esercitanti formati da p. Ardiri, centinaia solo a Palermo, l’esperienza era un’autentica riscoperta del Vangelo e di Gesù, una autentica nuova nascita spirituale.
Padre Ardiri diventava rapidamente un vero padre, amatissimo e prezioso.
E proprio la paternità, quella capacità di generare nella fede e nella vita spirituale, di indicare con chiarezza il vero fine e di saper accompagnare con amore verso di esso, è una delle cifre più caratterizzanti la sua figura, quella che ha lasciato un segno profondo nelle numerosissime persone che si riconoscono come suoi figli e nel cui cuore il suo ricordo rimane indelebile e carissimo.
Da lui si riceveva forte anche la sollecitazione a dare un respiro apostolico alla propria vita, qualunque fosse la propria condizione umana, economica, professionale, sociale.
Alla scuola dell’apostolo Ardiri ci si scopriva chiamati ad essere apostoli, a non poter tenere per se stessi l’amicizia di Gesù Cristo, così profondamente sperimentata, ed il gusto della scoperta di Dio in tutte le cose, ma ad accogliere sul serio l’invito a mettersi al fianco del Figlio sulle strade del mondo per servire con la propria vita ogni fratello e per conquistarlo al Padre.
E a farlo anzitutto a partire dalla propria condizione di vita, qualunque essa fosse, dai propri talenti, dal proprio lavoro professionale ed anche domestico, umile o prestigiosissimo che fosse.
Il desiderio di formare apostoli, unito all’amore per il carisma del fondatore, il caro Padre Ignazio di Loyola, e per la sua spiritualità, lo porta, a partire dal gennaio 1983, a riunire intorno a sé alcuni di quei laici che per primi aveva guidato lungo l’itinerario delle Quattro Settimane.
Nasce così la Compagnia di S. Ignazio, un’altra creatura dell’amore profetico e
generoso di p. Ardiri.
Gli incontri sono quindicinali e durano tre ore ciascuno; per anni l’appuntamento è fissato la domenica pomeriggio e poi il sabato, a partire dalle sedici: un impegno intenso per dei laici che studiano, lavorano, hanno famiglia... ma nessuno di loro mancherebbe, senza una ragione molto seria, ad uno solo di quegli incontri.
In essi ci si forma per servire nella Chiesa attraverso un approfondimento della spiritualità ignaziana della quale il magistero di p. Ardiri sa far gustare la straordinaria ricchezza.
Agli incontri ci si prepara con la riflessione personale su articoli, saggi, libri di volta in volta “assegnati” dal Padre, come in una vera scuola. I testi sono anzitutto quelli dello stesso S. Ignazio, a partire dalla Autobiografia, dal Diario Spirituale, dalle lettere, seguiti da una gran quantità di altri testi sui più diversi aspetti della spiritualità e del carisma ignaziano, che vengono scandagliati, meditati e gustati in profondità.
L’intelligenza degli argomenti, il loro approfondimento culturale si unisce ad un forte coinvolgimento del cuore e della vita stessa.
Lo “studio” non è mai separato dalla preghiera, dalla condivisione, dalla vita e dal servizio, nei quali deve tradursi e dare i suoi frutti. Negli incontri si prega insieme, si condivide la propria riflessione e si confronta la propria esperienza, ci si sostiene nell’impegno apostolico personale, ci si incoraggia a vivere tutta la propria vita al servizio degli altri. Vi sono resi concretamente presenti da p. Ardiri anche i poveri, gli ultimi, le missioni: nessun incontro si conclude senza una raccolta di denaro destinata al loro sostegno e senza che p. Ardiri richiami l’esigenza evangelica della sobrietà dello stile di vita e della solidarietà con i poveri ai quali raccomanda di destinare quella parte dei propri beni che ad essi in realtà appartiene.
Al servizio p. Ardiri spinge con determinazione, con energia e con amore. I compagni si ritrovano prestissimo al suo fianco nella conduzione degli EVO oltre che lanciati nella preparazione e nella guida di ritiri spirituali ed incontri di preghiera.
Sperimentano, alla scuola di p. Ardiri che veri strumenti apostolici, utili per avvicinare a Dio, possono essere anche le più disparate realtà umane. Non è facile per i compagni tenere il ritmo di una creatività apostolica che può senz’altro essere detta vulcanica.
Nel giro di pochi anni i frutti di tale creatività apostolica si moltiplicano. Padre Ardiri ispira l’organizzazione dei convegni di spiritualità ignaziana, che diventano presto a Palermo una tradizione consolidata e che vedono, grazie alla sua intraprendenza, intervenire alcuni fra i più prestigiosi dei suoi confratelli gesuiti, spesso gli stessi assistenti del Generale della Compagnia di Gesù.
Ai convegni si affianca per sua iniziativa l’allestimento di mostre fotografiche, l’organizzazione di pellegrinaggi estivi sui luoghi ignaziani d’Italia e d’Europa, la redazione di schede, come quelle contenute nei fascicoli dedicati a Luigi Gonzaga, Rupert Maier ed Agostino Pro, volute da p. Ardiri perché il modello di grandi santi della Compagnia di Gesù potesse servire come traccia per nuovi cammini di santificazione e di imitazione del Signore.
Anche il cinema e l’arte tutta diventano nelle mani di p. Ardiri strumenti apostolici.
Ritornano oggi alla mente i cicli di incontri dedicati alla produzione di Bunuel e l’uso sapiente che sapeva fare di tante immagini di capolavori d’arte, così meticolosamente collezionate in vista del suo magistero spirituale.
Ed ancora i cicli di visite nei luoghi d’arte di tutta la Sicilia e della città di Palermo, ai quali tante persone aderivano con entusiasmo, attratte dalla possibilità di meglio conoscere ed amare la loro terra e dalla ambilità di padre Ardiri, per poi ritrovarsi intorno a lui guidati a gustare la bellezza di Dio riflessa in ogni bellezza ed a pregare con lui, contagiati da quell’amore tenero che lo portava ad affidare al Padre tutti gli uomini.
Non dimenticherò l’intensità di un’eucarestia celebrata a Caccamo, al termine della visita del famoso castello nel quale molte persone hanno in passato duramente sofferto, quando la sua preghiera d’intercessione si estese a comprendere, in un ricordo affettuoso di affidamento a Dio, non solo tutti i presenti, ma perfino quanti, nel corso dei secoli tra quelle mura avevano patito torture e violenze di ogni genere.
Compresi, dall’intensità di quella sua preghiera, quanto cara gli fosse l’umanità tutta, che egli sapeva guardare con lo sguardo stesso di Gesù e per la cui salvezza continuamente pregava e si adoperava.
All’interno dell’Istituto Gonzaga la sua cura spirituale raggiungeva tutte le componenti della scuola. Molto caro mi rimane il ricordo delle gite organizzate dal Padre, negli anni del suo rettorato, per i giovani docenti, gite pensate per favorirne l’affiatamento in un clima rilassante, ma nelle quali non mancava mai il momento di riflessione e preghiera.
E a pregare e a scoprire Dio p. Ardiri riusciva a mettere anche genitori, alunni e collaboratori incaricati delle più svariate mansioni; invitava nei gruppi degli EVO quelli che reputava adatti a tale esperienza, senza trascurare di coinvolgere comunque tutti in più semplici incontri organizzati nella formula delle missioni popolari o ancora nei tempi forti dell’anno liturgico.
E così si preoccupava che non mancasse nelle giornate d’Istituto uno spazio riservato alla presentazione a studenti e famiglie di qualche figura significativa della Compagnia di Gesù o di qualche tema utile ad una loro prima evangelizzazione e che in ogni classe venisse curata settimanalmente la pagina del Vangelo domenicale.
Pari attenzione e cura apostolica p. Ardiri riservava ai poveri e ai semplici come ai ricchi, agli ultimi come alle persone colte e potenti. L’amore e la disinvoltura con cui si intratteneva con gli uni e con gli altri faceva comprendere quanto sul serio vivesse il paolino farsi tutto a tutti per portare tutti a Cristo.
La semplicità profonda e la carità discreta con le quali viveva e comunicava il Vangelo conquistava il portinaio come il docente universitario, la domestica come l’avvocato, l’immigrato come il notaio, il magistrato e l’imprenditore.
Lo ha reso visibile, più di tante parole, l’assemblea variegata riunita intorno all’altare della Cappella S. Luigi ad otto giorni dalla sua morte, nella quale umili immigrati capoverdiani e prestigiosi professionisti palermitani si sono ritrovati insieme, gli uni accanto agli altri, a pregare per p. Ardiri e qualcuno, come ha pubblicamente dichiarato, già a pregare p. Ardiri.
L’elenco delle sue iniziative apostoliche potrebbe ancora allungarsi; sembra impossibile riuscire a non tralasciare nel ricordo nessuna delle infinite e svariate
attività che l’amore gli ispirava.
Per riposare avremo il Paradiso, soleva rispondere sorridendo a chi esprimeva trepidazione per i suoi ritmi di impegno ed anche a chi si lamentava per la propria stanchezza.
Ma, nel contempo, raccomandava di non trascurare il sonno, che definiva medicina naturale per molte malattie, rimedio efficace per tanti mali, e la custodia della salute.
E di battute semplici e profonde insieme la conversazione di p. Ardiri era sempre
intessuta, non solo quella degli incontri personali dell’accompagnamento spirituale, ma anche quella informale degli incontri casuali.
Le sue parole, mai banali o superficiali, erano invece capaci di penetrare nel cuore e restare impresse nella memoria di chi lo ascoltava, cariche di saggezza e di amore.
Ricordati che è una creatura che Dio ama, ripeteva a chi trovasse difficile il rapporto con qualche persona o gravoso porsi al suo servizio; e ai giovani docenti raccomandava l’autorevolezza: ricorda che se non sarai tu a condurre loro, come deve essere, essi trascineranno te, diceva degli alunni.
Ed ancora: La comunicazione favorisce la comunione, ripeteva per incoraggiare le persone a intensificare i loro rapporti di amicizia, di affetto, di comunione spirituale anche attraverso lettere, cartoline, telefonate.
E a tutti insegnava, con il suo esempio prima che con le parole, a farsi gli uni per gli altri accoglienti come alberi frondosi nei quali ci si possa rifugiare e sentirsi accolti e protetti, ad essere persone ricche di quel calore che scioglie ogni rigidità e favorisce la vita, ed, ancora, a curare di essere amabili più che lamentarsi di non essere amati dagli altri, e di esserlo anzitutto fra le mura domestiche, nella vita di tutti i giorni.
Solo la malattia ha potuto fermare la sua straordinaria dinamicità apostolica, pur senza spegnere ancora per molti anni la dolcezza del suo sorriso e l’intensità del suo sguardo sul caro prossimo.
E nessuno di coloro che hanno conosciuto ed amato p. Ardiri, come dicono innumerevoli testimonianze, hanno dubitato che tale malattia, misteriosamente permessa dalla Provvidenza e da lui tanto serenamente abbracciata e vissuta, sia stata la sua offerta estrema di sé stesso, l’ultima sua generosa collaborazione al piano divino di salvezza dell’umanità, il suggello e la testimonianza definitiva del suo amore, del suo abbandono completo, della sua accoglienza fiduciosa della volontà del Padre.

Rosalba Patrizia Rizzuto

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