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Temi: La Spiritualità Ignaziana







martedì 24 agosto 2010

A Palermo - A. CARUSO - ... gesuita che ha creduto nei laici

…un gesuita che ha creduto nei laici. Apostolato spirituale a Palermo
Questa è la testimonianza di una delle tantissime persone che hanno avuto la fortuna di incontrare p. Ardiri nel periodo più importante e più fecondo della loro vita: una testimonianza lunga più di venticinque anni, una lode continua al Signore per il dono di averlo incontrato.
Parlerò come sua figlia spirituale, come docente dell’Istituto, ora Centro Educativo Ignaziano, prima Gonzaga, come mamma di un’ex alunna e come membro della CVX: in tutti questi ambiti è stata, ed è sempre presente, la figura di p.Ardiri.
Quando, agli inizi degli anni ’80, p. Ardiri giunse in Istituto (era allora Rettore p. Pandolfo), dapprima la sua fu una presenza discreta, discretissima, tra noi professori.
Ci invitava a partecipare ad alcuni incontri pomeridiani, informali, durante i quali egli leggeva una pagina evangelica, la commentava e ascoltava le nostre risonanze.
Anch’io cominciai a partecipare a quegli incontri: mi colpiva la straordinaria semplicità, e insieme profondità, con la quale spiegava la parola di Dio, mettendo in risalto elementi apparentemente secondari, ovvii e scontati, ma quello che mi stupiva erano le sue “applicazioni alla vita”, alla mia, alla nostra vita; era l’invito continuo, insistente, ad uniformarsi all’esempio di Cristo, ad esserne imitatore, tutto questo detto senza altra abilità retorica se non quella della semplicità del suo cuore e della sua testimonianza personale.
Come me, molti altri colleghi furono colpiti da questa “presenza”, e fu allora che egli cominciò ad entrare sempre più nella vita dell’Istituto, come Superiore di
comunità e come formatore spirituale dei docenti.
Diede inizio così a corsi di Esercizi Spirituali nella vita corrente, ora indicati con la sigla EVO, il primo allora, e non solo a Palermo, a guidare laici nell’esperienza del mese ignaziano “diluito” nella vita ordinaria. Pensò poi di fare incontrare periodicamente i primi “ignaziani” che avevano già completato l’esperienza degli EE.SS. e da questi incontri nacque, nel 1983, la Compagnia di S.Ignazio, i nuovi compagni laici del Santo, innamorati di Cristo.
Contemporaneamente, allargava la sua “rete” di amici nel Signore e non si risparmiava: tutto il suo tempo era dedicato alla conduzione di gruppi di Esercizi o di preghiera, di catechesi, di direzione e di incontri spirituali.
S. Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, non era più solo il Santo raffigurato nella vetrata dell’ingresso del Gonzaga, dai connotati vaghi e nebulosi, ma un santo finalmente conosciuto, familiare, amato, il santo degli Esercizi che invitava a seguire il Re Eterno, Gesù Cristo, che stimolava a distinguersi sempre più, che ci faceva scoprire Dio in tutte le cose e ci faceva amare tutte le cose in Dio.
Questo non solo per la Compagnia di S.Ignazio (formata allora quasi interamente da docenti e amici del Gonzaga), ma per chiunque gli si avvicinasse. Gli orizzonti del suo apostolato spirituale non avevano limiti: dolce, affettuoso, amabile, discreto, aveva parole di attenzione per tutti: i suoi confratelli ( mi si conceda dirlo), i docenti, i genitori, tutto il personale non docente, gli alunni, gli ex alunni, i suoi poveri, gli ammalati, i “piccoli” e i bisognosi. Per chiunque egli incarnava una delle caratteristiche più intrinseche della spiritualità ignaziana, quella della paternità spirituale: p. Ardiri, come nostro padre Ignazio, ha avuto il dono di generare nello spirito tanti di noi.
Nutriva, è vero, una particolare predilezione per la Compagnia di S. Ignazio, che ha curato e formato per venti anni, e che continua ad illuminare con il suo esempio, non solo per affetto umano, ma perché lo aiutassimo, da veri “moltiplicatori” ignaziani, prima e soprattutto nella testimonianza di vita personale e professionale e poi nell’attività apostolica.
Creativo, vulcanico quasi nella sua inventiva, ha promosso, finché ha potuto, i 15 Convegni di Spiritualità Ignaziana (quest’anno, 2008, si terrà il 20°), i pellegrinaggi nei luoghi del Santo di Loyola: in Spagna, a Parigi, a Roma e in altre località ignaziane in Italia; ha invogliato a tradurre testi ignaziani, ad aiutarlo nella conduzione di gruppi di Esercizi, a scrivere articoli e saggi di spiritualità. Ci diceva e ci esortava ad operare e a dimostrare concretamente con i fatti il nostro amore per Cristo, nel rispetto e nella valorizzazione dei nostri talenti.
Diventato rettore (dopo p. Pandolfo), ai “pesi spirituali” si aggiunsero quelli della direzione dell’Istituto che diventarono prioritari e che lo costrinsero a sostenere ritmi pesantissimi: ogni sabato erano tre i gruppi di esercitandi che guidava dalle ore 16 alle 22, ininterrottamente! Tutto questo per la maggior gloria del Signore! Quando notavamo la sua stanchezza e lo esortavamo ad allentare i ritmi sostenuti e a riposarsi un po’, rispondeva sempre che non era possibile ed aggiungeva - riprendendo un’espressione cara a S. Francesco Saverio - : “Avremo tempo di riposarci in Paradiso!”.
Il corpo docente era per la maggior parte “ignaziano” nella formazione spirituale e questo favoriva la conoscenza e l’applicazione delle “Caratteristiche dell’attività educativa della Compagnia di Gesù” e del suo progetto formativo. Tutti trovavano sempre aperta la porta del suo studio ed ogni mattina era solito accogliere alunni e professori, all’ingresso dell’istituto. Realizzava concretamente quella che è una caratteristica della pedagogia ignaziana: la “cura personalis”.
Nominato rettore all’Ignatianum di Messina, pur lontano, è stato sempre presente tra noi e i tanti amici e genitori, qui a Palermo.
Concluso il rettorato messinese, tornato nella nostra città, eletto Assistente della CVX di Palermo, anche in questo ambito, egli ha lavorato molto ed ha dato il suo contributo in termini di creatività ed operosità.
Fu lui che volle:
- un censimento dei membri per costituire una banca delle disponibilità apostoliche (in termini di tempo, denaro e carismi) da mettere al servizio della Comunità e della città di Palermo,
- creare occasioni di incontro tra i vari gruppi costituenti la CVX,
- promuovere gruppi di lavoro trasversali all’intera comunità,
- aggregare tutti nella preghiera, con l’istituzione dell’ora santa, ogni primo venerdì del mese, e pregare per la città di Palermo, in particolare, e per il mondo, in generale,
- promuovere le “passeggiate artistiche” a Palermo e le visite culturali in Sicilia, sotto l’egregia guida della professoressa Dora Avella, spinto dall’amore per l’ambiente e da fine sensibilità per la cultura e l’arte, in particolare,
- utilizzare tutti gli strumenti della comunicazione (diapositive, film, teatro, cartoline, quadri, ecc.), per arrivare al cuore dell’uomo,
- tanto altro ancora…
Ecco, in sintesi, cosa è e cosa è stato per me, per noi, p. Ardiri: uno strumento, un esempio e un maestro.
Uno strumento: di conoscenza intima del Signore, di ordine nella mia, nella nostra vita per la sequela a Cristo Gesù.
Un esempio: di coerenza di integrazione vita-fede, di sintesi vita-cultura, di semplicità e delicatezza nel modo di essere e di relazionarsi, di severità e rigore (in ciò che si fa e si persegue) di fermezza e decisione (in ciò che è giusto, buono e doveroso) di creatività, inventiva, fantasia, giovinezza di spirito.
Un maestro: di discernimento.

Angela Caruso

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