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Temi: La Spiritualità Ignaziana







venerdì 20 agosto 2010

A Palermo - G. GIACOPELLI A.C.J. -… sapeva capire le debolezze altrui, avendo conosciuto la propria debolezza e fragilità

Padre Ardiri è, tra i sacerdoti, uno dei miei ricordi più amabili. Sempre disponibile, sorridente e profondamente spirituale; era un uomo di cui si poteva dire “è innamorato di Dio e appassionato all’umanità dolente” intorno a lui. Sapeva capire le debolezze altrui, avendo conosciuto ed accettato, alla maniera ignaziana, la propria debolezza e fragilità. I limiti personali che gli presentavo, nella confessione e direzione spirituale, me li faceva vedere come un “dono”, come “risorsa” per essere più vicina agli altri. Niente di quanto potesse essere umano gli era estraneo e questo ha insegnato anche a me: da chiunque può venire uno splendore di verità divina nascosta nella povertà umana.
La mia Consacrazione da lui ha ricevuto una spinta, un impulso di luce e di entusiasmo; mi ha fatto percepire, negli eventi, le tracce della “storia della salvezza” sempre in atto e nella mia chiamata una “benedizione” aperta al mondo. Allora ero giovane e alle prime armi nell’apostolato. Questa benedizione nella mia esistenza è stato il frutto della sua presenza cordiale, ma sempre discreta e piena di preghiera per me. Sapevo che sulla sua preghiera costante potevo sempre contare.
È un’eredità spirituale che ho racchiuso tra le mie esperienze più ricche e feconde:
la sua morte non toglie nulla ai ricordi, ma agevola piuttosto una comunione nello spirito come il Signore ha promesso: “Vado a prepararvi un posto”.

Suor Gabriella Giacopelli
Ancella del Sacro Cuore

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