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Temi: La Spiritualità Ignaziana







martedì 31 agosto 2010

A Palermo - G. LO SARDO... maestro di vita spirituale

… sapeva percorrere i cieli pur restando saldamente ancorato alla terra

Ci sono incontri che ti sfiorano senza lasciare traccia, incontri significativi che ti accompagnano per un tratto di cammino e incontri, tanto rari e preziosi, che imprimono alla tua vita una svolta profonda e duratura.
Una domenica di settembre del 1983, quando ho visto per la prima volta padre Ardiri, non immaginavo neppure lontanamente che quell’incontro sarebbe stato determinante nella mia formazione umana e spirituale.
Come spesso accade, le cose più preziose sono quelle che ti ritrovi tra le mani senza averle cercate.
Laura, mia moglie, era alla ricerca di una guida spirituale e un’amica la indirizzò p. Ardiri. Io l’accompagnai pensando che poteva, in qualche modo, essere utile anche a me.
Al primo incontro rimasi deluso, troppo schivo, sbrigativo, di poche parole: non era il mio tipo. Dopo averci ascoltato per qualche minuto, tirò fuori una piccola agenda, che presto mi sarebbe diventata familiare e ci fissò un appuntamento.
Cominciò così per me l’esperienza degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio che tanto avrebbe inciso nella mia vita. Il tempo cancellò la mia prima impressione e il “piccolo” uomo mi apparve sempre più un gigante.
Cosa è stato per me p. Ardiri?
È stato maestro di disponibilità: mi ha dedicato con costanza un’ora la settimana per tutto il tempo, circa due anni, degli Esercizi.
È stato maestro dell’ascolto: era capace di ascoltare un’ora intera senza interrompere.
Ogni tanto annotava qualcosa in un foglietto di carta e solo quando mostravi di aver terminato, prendeva la parola; con poche ma puntuali pennellate precisava, correggeva, orientava. Alla fine del colloquio tutto sembrava più chiaro, più semplice, perché p. Ardiri era maestro della semplificazione, capace di ricondurre le questioni più complicate all’essenziale.
P. Ardiri è stato per me maestro di concretezza: per lui le montagne da scalare avevano sempre un primo gradino da salire e dopo il primo il secondo e così via.
Così gradino dopo gradino mi conduceva verso le vette più alte. Mi ripeteva spesso una frase di Jean Lafrance: “Bisogna essere folli nei desideri e saggi nella realizzazione”.
Sapeva percorrere i cieli pur restando saldamente ancorato alla terra.
P. Ardiri è stato per me maestro del silenzio: parlava solo quando le parole erano di qualche utilità, tanto quanto. Non usava sofisticate argomentazioni per convincere, per spingere in una direzione anziché in un’altra. Per lui la Verità era semplice ed evidente, andava proposta e scelta nella libertà e nella responsabilità.
P. Ardiri è stato per me maestro di stile. Stile d’accoglienza: mi faceva sentire importante perché durante il colloquio esistevo solo io per lui; non mostrava fretta
pur avendo tanti impegni e tante responsabilità. Infine caramelle e cioccolatini rendevano l’incontro dolce e familiare.
Stile pastorale: la cura dell’ambiente, dei particolari, degli strumenti. Nulla era
lasciato al caso, poiché tutte le cose create aiutano l’uomo a raggiungere il fine per cui è stato creato.
P. Ardiri è stato per me maestro di vita spirituale, con la sua vita mi ha insegnato a ricercare sempre e soltanto tre cose: conoscere meglio, amare di più, seguire più da vicino il Signore Gesù.
Ho avuto il privilegio di incontrare un vero uomo di Dio.
Grazie Signore.
Grazie p. Ardiri, prega per me.

Giovanni Lo Sardo

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